Direttiva case green: quali novità arrivano dal Parlamento UE

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Negli ultimi anni e soprattutto dopo la crisi pandemica, il mercato immobiliare ha avuto una grande evoluzione grazie anche ai numerosi bonus edilizi destinati all’efficientamento energetico e all’importante sviluppo della domotica domestica; in particolare proprio in quest’ottica si è venuta a creare una nuova categoria che possiamo identificare con il termine di case green, ossia abitazioni innovative, progettate in ogni parte con il fine di garantire l’assoluto risparmio ambientale ed evitare il forte impatto negativo che ha il consumo energetico delle abitazioni sull’ambiente.

Proprio su questa nuova e sempre più diffusa categoria edilizia, si sta concentrando già da tempo l’Unione Europea che intende realizzare azioni concrete per la salvaguardia dell’ambiente e per incidere politicamente sulla grave situazione del cambiamento climatico.

Nell’ambito del New Green Deal infatti, in Europa s’intende lavorare grazie a un indirizzo politico preciso, per abbattere le emissioni provenienti dalle abitazioni residenziali sin dal 2030; si tratterebbe infatti in questo caso di più del 40% del risparmio.

Come si vuole realizzare questo processo virtuoso? Mettendo in regola e facendo avanzare di classe energetica gli edifici privati. L’idea è quella di regolare il restauro degli edifici privati, dei condomini e delle villette a schiera per raggiungere questi obiettivi. Per tale ragione la presidenza attualmente in carica dell’UE si è impegnata ad approvare la direttiva sulle case green entro i prossimi 6 mesi. Un’azione così incisiva dimostrerebbe l’intenzione di volgere lo sguardo verso una rivoluzione concreta nel campo ecologico. 

Nella fattispecie si tratterebbe in Italia di un ingente lavoro, dato il numero elevato di appartamenti singoli e soprattutto condomini datati o non categorizzati con classi energetiche adeguate, quindi ben lontani da essere definite case green.

Il testo finale della proposta europarlamentare interessa in totale 27 Paesi e prevede che le abitazioni residenziali raggiungano la classe energetica “E” entro l’anno 2030 e la classe energetica “D” entro l’anno 2033. Questo upgrade si completerebbe raggiungendo l’ambizioso obiettivo a lunga scadenza nell’anno 2050 con il raggiungimento delle zero emissioni provenienti dalle abitazioni private.

La direttiva, quindi, porta a importanti interventi di ristrutturazione negli edifici residenziali per renderli più efficienti dal punto di vista dell’impatto sul clima, andando dunque a supportare le azioni già intraprese in Italia in modo indiretto con il Superbonus 110%. Bisogna tener presente che questa direttiva incide positivamente non solo sull’impatto ambientale, motivazione valida di per sé, ma anche per rendere le stesse abitazioni più confortevoli nella vita di tutti i giorni. La domotica infatti, rende gli appartamenti non solo smart e tecnologicamente avanzati, ma anche accoglienti ed economici rispetto alle bollette di gas e luce; permette infatti:

  • il mantenimento della temperatura costante negli ambienti;
  • l’illuminazione adeguata ai vari momenti della giornata;
  • la gestione di qualsiasi elettrodomestico da remoto.

La direttiva pensata dall’Unione Europea sulle case green non è un obbligo perentorio, infatti sono state indicate delle eccezioni di ristrutturazione per l’efficientamento energetico, tant’è che in deroga vanno tutti quegli edifici vincolati e protetti, gli edifici storici, così come le case vacanze, le chiese e le case indipendenti che non superano i 50 mq. Oltre a queste categorie, nel perfezionamento della direttiva potrebbero aggiungersi altre possibili deroghe riferibili più che altro al contesto economico generale, è giusto infatti ricordare:

  • il caro materie prime;
  • il caro materiali edilizi;
  • in alcuni casi persino l’impossibilità tecnica.

Per quanto riguarda la direttiva europea case ecologiche, sono stati inoltre messi a punto dal Parlamento Europeo maggiori tutele sociali per i proprietari degli stabili oggetto della ristrutturazione, in particolare grazie al Fondo Sociale per il Clima e grazie ai finanziamenti provenienti dal Recovery Plan. A margine di questo c’è la volontà di arricchire tale obbligo inserendo anche la possibilità di realizzare e promuovere le cosiddette ristrutturazioni di comunità a livello di quartiere e di condominio, il che andrebbe ad aiutare ulteriormente chi non ha le possibilità di affrontare tutta una serie di lavori di ristrutturazione molto costosi.

Questa direttiva dell’UE sulle case green, coadiuvata dagli aiuti appena elencati, fa parte di una politica ambientale ben precisa, chiamata “Fit for 55”, che ha l’obiettivo di ridurre la Co2 del 55% entro il 2030 rispetto ai dati di emissione censiti nel 1990. Dal 2030 in poi le linee guida dell’edilizia sono chiare: abbattere le emissioni nocive, il cui 40% proviene proprio dalle abitazioni private.

Bruxelles indica la strada verso un nuovo corso ecologico in cui gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati il più possibile da fonti rinnovabili e con emissioni di carbonio da combustibili fossili nulle.

Normativa UE sulle case ecologiche: la situazione italiana

In Italia ovviamente la situazione non è semplicissima, infatti secondo i dati dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) nel nostro Paese insistono, su 12,2 milioni, ben oltre 9 milioni di edifici privati classificati come altamente inquinanti, con l’aggravante di non riuscire a garantire un upgrade energetico nel breve periodo. Questi dati sono figli del fatto che il 74% degli immobili italiani è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, dato avvalorato anche dal monitoraggio Enea-CTI che ha dimostrato che dai certificati energetici emessi nel 2020 ben il 75,4% ricade ancora sulle classi energetiche più inquinanti, con un’incidenza importante sull’ultima classe energetica.

Se la direttiva Europea dovesse essere recepita in toto dall’Italia, il patrimonio edilizio privato acquisirebbe un valore importantissimo oltre ad aprire una strada concreta verso l’abbassamento delle emissioni e del consumo energetico.

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