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Il 16 febbraio il Governo Meloni ha deciso di porre fine al meccanismo della cessione del credito dei bonus edilizi, mettendo fine al meccanismo che si era innescato con Decreto Rilancio del maggio 2020, dell’allora Governo Conte.
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Proviamo a fare un pò di chiarezza:
Che cosa vuol dire sconto in fattura e cessione del credito?
Lo “Stato” ha principalmente due modi per mettere i soldi nelle tasche dei cittadini:
- darli direttamente a loro;
- farli detrarre dalle tasse che pagano ogni anno (cioè concedere un credito
d’imposta).
La soluzione 2 tendenzialmente viene privilegiata per alcune ragioni sostanziali: se si vuole riconoscere al cittadino un beneficio di 1000 euro, con il credito di imposta, il cittadino lo detrae dalle tasse, spalmato su diverse annualità, 10, 5, 4 anni dipende dalla scelta adottata dal legislatore su tale misura.
In questo caso, immaginiamo, 200 euro all’anno per 5 anni. In questo modo, l’impatto sulla finanza pubblica (sul deficit e sul debito) non si concentra nell’anno in cui viene concesso il beneficio, ma si distribuisce su cinque anni.
Se invece si sceglie l’opzione 1 – trasferimento diretto – l’impatto sulla finanza pubblica è presente per intero nel primo anno.
Problema:
il principale problema della detrazione fiscale è legato alla capienza fiscale dell’individuo, cioè la quantità di tasse da pagare sulla base del proprio reddito: più è basso e meno capienza fiscale si ha e quindi anche la quantità di credito d’imposta da utilizzare.
Soluzione:
sconto in fattura e cessione del credito.
Che significa?
Immaginiamo che un intervento di ristrutturazione mi costi 1000 euro e il governo vuole farmi uno sconto del 50% sul costo (500 euro).
Invece di detrarlo dalle tasse nei prossimi cinque anni, può concedere all’azienda che esegue il lavoro per me di farmi pagare soltanto 500 euro (cioè applica lo sconto direttamente sulla fattura).
Sarà poi l’azienda a trattare con lo Stato per farsi rimborsare i restanti 500, probabilmente detraendoli dalle tasse. Questo è lo sconto in fattura.
Se invece voglio utilizzare il meccanismo della cessione del credito, posso pagare per la mia ristrutturazione l’intero costo (1000 euro). A quel punto, ho un credito d’imposta nei confronti dello Stato (500 euro), che posso vendere a Tizio.
Il cittadino beneficiario dell’incentivo, recupera subito i suoi 500 euro, e sarà Tizio a trattare con lo Stato per farsi rimborsare quel credito, probabilmente detraendolo dalle sue tasse.
Per garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal proprio reddito, la possibilità di accedere a incentivi fiscali (bonus edilizi) per la riqualificazione in chiave energetica degli edifici, l’allora Governo Conte II ha introdotto il Superbonus 110% e nella stessa norma ha reso possibile vendere liberamente tutti i crediti di imposta legati alle agevolazioni edilizie: bonus facciate 90%, eco bonus 65 %, bonus casa 50 % , ecc.
Questo meccanismo, ha in sostanza, fatto nascere una sorta di moneta alternativa senza forme di controlli approfonditi, dove alcuni soggetti hanno approfittando di tale situazione, hanno immesso in circolo crediti inesistenti. Infatti con il Governo Draghi, si è cercato di porre dei limiti e dei controlli aggiuntivi per ridurre le truffe ai danni dello Stato.
Queste misure, sono state introdotte in un momento di particolare difficoltà per tutte le economie del mondo, dovute alla pandemia del COVID-19 e ai Lockdown utilizzati per mitigare la diffusione del virus. In quel contesto furono sospese tutte le limitazioni di indebitamento pubblico.
Rientrata l’emergenza sanitaria, l’Eurostat, l’Istituto Statistico Europeo che fissa le regole di contabilità pubblica dell’Unione Europea, dopo settimane di avvertimenti, la settimana del 14 febbraio, ha chiarito definitivamente che lo strumento della detrazione fiscale consente un impatto sulla casse dello Stato diluito nel tempo, mentre se autorizzi lo sconto in fattura e la cessione del credito, l’impatto sulle casse dello Stato sarà da calcolare nell’annualità in corso.
Ma cosa succede a coloro che vorranno sfruttare il Suberbonus 110%?
Con questa decisione, gli interessati non potranno più usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito, ma potranno ancora beneficiare della detrazione fiscale.
Ciò significa che l’onere economico dell’intervento sarà ora interamente a carico dei proprietari dell’immobile.
Nell’attesa di ulteriori provvedimenti da parte del Governo per agevolare l’accesso al superbonus 110% e incentivare gli interventi di efficienza energetica degli edifici, in modo da promuovere uno sviluppo sostenibile e ridurre l’impatto ambientale degli edifici, indichiamo in 5 punti la situazione attuale sul Superbonus 110%
1 Cosa cambia con il blocco della cessione del credito?
Il blocco delle cessioni del credito potrebbe portare a una limitazione dell’accesso al Superbonus per coloro che non hanno ancora presentato la C.I.L.A.S. Tuttavia, per coloro che hanno già avviato i lavori e hanno eseguito almeno una cessione a Stato avanzamento lavori (SAL), non dovrebbero esserci problemi a ultimare il cantiere.
Per coloro che hanno depositato la Cilas ma non hanno ancora avviato le opere, potrebbero incontrare una controparte bancaria non troppo disponibile.
2 Quali conseguenze per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici?
Nonostante la fine delle cessioni del credito, il Superbonus rimane in vigore. Tuttavia, senza la possibilità di cedere il credito, sarà un bonus per pochi, poiché per evitare l’incapienza fiscale servono redditi imponibili molto alti. Questo potrebbe avere effetti pesanti sulle famiglie, sulle imprese e sulla filiera delle costruzioni. In questa misura vi è sicuramente un dato positivo e non marginale : «fornisce un chiarimento e un utile contributo per la maggiore certezza giuridica delle cessioni dei crediti e contribuisce a riattivare le compravendite di tali crediti di imposta». In una nota l’Abi sottolinea che «in caso di mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali, il fornitore che ha applicato lo sconto e i cessionari che hanno acquisito il credito, in possesso della documentazione che dimostra l’effettività dei lavori realizzati, non saranno responsabili in solido, a meno che ci sia dolo».
3 Perché si era arenato il meccanismo della cessione del credito?
Il meccanismo delle cessioni del credito si è arenato a causa della capienza fiscale delle banche, che hanno fatto il pieno di crediti, e di alcune normative e interpretazioni che consigliavano alle banche di muoversi con molta prudenza per evitare il rischio di vedersi sequestrare il credito.
Tuttavia, questa situazione è stata superata dalla circolare del 6 ottobre 2022 delle Entrate, che afferma che le banche non possono essere considerate responsabili in solido con il cedente se hanno effettuato adeguati controlli.
4 Le misure messe in campo per sbloccare il meccanismo della cessione del credito erano sufficienti?
Per favorire la circolazione dei crediti, sono state prese alcune contromisure, come l’obbligo di effettuare la seconda e la terza cessione a un soggetto vigilato (banca, finanziaria, assicurazione) e la possibilità per le banche di ricevere anche una quarta cessione e di cedere alla clientela professionale. Tuttavia, queste misure sono state di scarso aiuto, e il governo ha deciso di fermare la cessione a enti pubblici.
5 La situazione prima del blocco della cessione?
Il quadro economico è cambiato, e le cessioni del credito sono state prezzate tra 92 e 94 euro ogni 110 di credito, rispetto ai 100-104 euro iniziali.
Ciò significa che il Superbonus è comunque oneroso per il contribuente. Il blocco delle cessioni riguarda tutte le agevolazioni, ma il peso dello stop è minore rispetto alla cessione del credito, poiché le somme in gioco sono più basse, il rischio di incapienza è minore e la remunerazione è poco appetibile.