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Ogni condominio è un piccolo ecosistema sociale, dove le esigenze individuali si intrecciano con quelle collettive. All’interno di questo contesto, la regolare partecipazione alle spese comuni è uno degli strumenti fondamentali per garantire l’equilibrio, la serenità e il corretto funzionamento dell’intero edificio.
Eppure, non è raro che si verifichi una situazione tanto comune quanto problematica: un condomino che non paga. Può accadere per difficoltà economiche, negligenza, disaccordi con l’amministratore o semplice disinteresse. Ma attenzione: quando a non pagare è un inquilino e non il proprietario, si entra in una situazione più delicata che va gestita in modo diverso. (Approfondisci sull’articolo Cosa fare quando un inquilino non paga l’affitto).
Qualunque sia la causa, la conseguenza è sempre la stessa: un vuoto nei conti del condominio che deve essere in qualche modo colmato.
Ed è proprio in quel momento che nasce il dubbio (a volte un timore, altre volte una certezza diffusa): devono essere gli altri a pagare al suo posto?
Questa domanda non è solo legittima, ma fondamentale.
Riguarda la sostenibilità economica del condominio, la responsabilità dell’amministratore e, più in generale, il diritto di ciascun condomino di non subire passivamente le inadempienze altrui.
Cosa succede se un condomino non paga le spese condominiali
Anche se le spese condominiali sono un obbligo legale, esistono casi specifici in cui un condomino può legittimamente sospendere il pagamento o opporsi a determinate richieste. (Scopri quando è possibile NON pagare il condominio senza violare la legge).
Il mancato pagamento delle spese condominiali da parte di un singolo condomino (che sia proprietario o inquilino, a seconda dei casi) genera un impatto diretto sul bilancio del condominio. (Leggi di più sulla corretta ripartizione delle spese condominiali tra proprietario e inquilino).
Nei casi di immobili locati, è importante distinguere chi ha l’obbligo di pagare le singole voci di spesa. Ma è altrettanto utile conoscere la differenza tra locazione e affitto, termini che spesso vengono usati come sinonimi ma che hanno implicazioni giuridiche diverse.
Ogni spesa non versata è una voce mancante che può compromettere il pagamento dei fornitori, la gestione dei servizi comuni (pulizia, ascensore, riscaldamento) e persino i lavori di manutenzione già approvati.
La normativa di riferimento è contenuta nell’articolo 63 delle disposizioni di attuazione del Codice Civile, che stabilisce che, in caso di morosità, l’amministratore può agire immediatamente per il recupero della somma dovuta, anche senza preventiva autorizzazione dell’assemblea.
Questo significa che il condomino moroso resta unico responsabile del suo debito, e il condominio, come entità collettiva, non è obbligato a farsene carico direttamente. Tuttavia, finché il credito non viene recuperato, si crea un buco finanziario che può richiedere delle soluzioni tampone, come vedremo nei prossimi paragrafi.
Chi è tenuto a coprire le spese non pagate: responsabilità e limiti
Uno dei timori più diffusi è quello che, in caso di morosità di un condomino, gli altri proprietari debbano intervenire economicamente per coprire la quota mancante. Questo è vero solo in casi limitati e transitori.
La regola generale prevede che nessun condomino può essere obbligato a pagare la quota di un altro. Il debito resta personale e può essere recuperato tramite decreto ingiuntivo, pignoramento o altre azioni legali.
Tuttavia, se il condominio ha delle spese urgenti e non dispone di liquidità sufficiente, l’assemblea può deliberare di anticipare le somme necessarie, con l’obiettivo di mantenerne il funzionamento.
Importante precisare che:
- non si tratta di un pagamento definitivo, ma di un’anticipazione in attesa del recupero del credito;
- l’amministratore ha il dovere di tenere traccia di questi importi e rimborsare chi ha anticipato non appena le somme vengono recuperate.
Cosa può fare l’amministratore in caso di morosità
La legge attribuisce all’amministratore poteri precisi e strumenti efficaci per agire contro il condomino moroso. Non si tratta solo di tutelare l’interesse del condominio, ma anche di prevenire il peggioramento della situazione debitoria.
L’amministratore può:
- inviare solleciti di pagamento formali;
- avviare un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo, senza necessità di autorizzazione dell’assemblea;
- pignorare beni del condomino moroso (conti correnti, stipendio, o addirittura l’immobile).
Se non agisce in tempi ragionevoli, l’amministratore può essere ritenuto responsabile per negligenza, soprattutto se l’inazione comporta un danno al bilancio condominiale.
Fondo cassa condominiale e recupero crediti: come funziona
Il fondo cassa è uno strumento utile per fronteggiare le spese impreviste o i ritardi nei versamenti da parte dei condomini. Solitamente, previsto dal regolamento o deliberato dall’assemblea, consente all’amministratore di mantenere attiva la gestione ordinaria senza dover attendere i singoli pagamenti.
Il recupero dei crediti, invece, segue una procedura formale:
- sollecito scritto da parte dell’amministratore;
- richiesta di decreto ingiuntivo presso il tribunale;
- eventuale pignoramento di beni del moroso;
- in casi estremi, vendita coattiva dell’immobile.
Durante questo iter, il fondo cassa può coprire le spese urgenti, ma non deve essere considerato una “scatola di compensazione” permanente: la sua funzione è limitata nel tempo.
Quando gli altri condomini devono anticipare le spese
Può capitare che, per motivi urgenti (una perdita, un guasto, un intervento obbligatorio), sia necessario agire senza attendere il recupero dei crediti.
In questi casi, l’assemblea può deliberare che i condomini in regola anticipino le spese mancanti, che verranno poi rimborsate dal recupero delle somme dovute dal moroso.
Questo meccanismo:
- non è automatico, deve essere approvato a maggioranza;
- non modifica la responsabilità originaria, che resta in capo al debitore.
La trasparenza dell’amministratore è fondamentale per garantire la fiducia tra i condomini e mantenere un clima di collaborazione anche in momenti critici.
Rate, lavori straordinari e ripartizione in presenza di morosi
Quando l’assemblea delibera interventi straordinari (rifacimento facciate, impianti, coperture), anche i condomini morosi devono partecipare alla spesa. Il fatto di essere in debito non li esonera dall’obbligo di contribuzione.
Tuttavia, il moroso:
- non può votare in assemblea se ha un arretrato superiore a 6 mesi;
- può essere soggetto ad azioni legali più tempestive in caso di mancato versamento delle rate straordinarie.
È importante che l’amministratore mantenga una contabilità chiara tra rate ordinarie e straordinarie, e che comunichi con precisione lo stato dei pagamenti a tutti i condòmini.
Tempi e modalità per recuperare le somme dovute
Il recupero crediti in ambito condominiale può richiedere mesi o anni, a seconda della collaborazione del debitore, dell’efficienza dei tribunali e delle azioni intraprese dall’amministratore.
Con un decreto ingiuntivo immediato, il tempo medio può variare da 60 a 180 giorni, ma in caso di opposizione o irreperibilità del debitore, si può arrivare anche a 2 anni o più.
Nel frattempo, il debito continua ad aumentare con:
- interessi legali
- spese legali
- eventuali spese sostenute da altri condomini.
Casi particolari: vendita dell’immobile e cambio di proprietario
Un aspetto spesso trascurato è quello che riguarda la vendita dell’immobile con morosità in corso. Secondo l’art. 63 disp. att. c.c., l’acquirente è tenuto in solido con il venditore per i debiti relativi all’anno in corso e a quello precedente.
Ciò significa che:
- chi compra un appartamento deve informarsi prima del rogito sulla situazione contabile;
- l’amministratore deve fornire una dichiarazione aggiornata su eventuali debiti;
- il venditore non è liberato dal pagamento delle somme pregresse, ma il nuovo proprietario può essere chiamato in causa per una parte del debito.
Come prevenire i problemi di morosità condominiale
Prevenire è sempre meglio che curare, soprattutto in ambito condominiale.
Alcuni strumenti per ridurre il rischio di morosità sono:
- comunicazioni chiare e frequenti da parte dell’amministratore;
- adozione di software gestionali trasparenti per i condomini;
- rateizzazione flessibile per chi manifesta difficoltà economiche;
- controllo periodico degli estratti conto e dei movimenti finanziari;
- creazione di un fondo cassa strategico, deliberato annualmente.
Una gestione moderna e digitale, come quella proposta da Estia, può fare davvero la differenza nel prevenire tensioni e garantire la stabilità.
Domande frequenti
No, tutti i condomini devono contribuire alle spese in base ai millesimi di proprietà.
L’amministratore può procedere con il pignoramento di beni o dell’immobile.
No, ogni condomino è responsabile solo della propria quota, non del comportamento altrui.
Può servire temporaneamente, ma non è una soluzione definitiva.
L’acquirente risponde insieme al venditore per i debiti dell’anno in corso e del precedente.
Sì, l’amministratore può fornire queste informazioni, nel rispetto della privacy.
Se è in mora da più di 6 mesi, perde il diritto di voto in assemblea.
Estia promuove una gestione condominiale fondata su trasparenza, tracciabilità e partecipazione. Grazie a una piattaforma proprietaria e a un team multidisciplinare, ogni condomino può:
- accedere alla propria situazione contabile in tempo reale;
- ricevere notifiche e solleciti automatici;
- richiedere piani di rateizzazione personalizzati;
- avere assistenza legale e contabile, anche per questioni di morosità.



